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Fotovoltaico e agricoltura: scopri il decreto che protegge i nostri campi

Il decreto agricoltura introduce un divieto all'installazione di impianti fotovoltaici a terra sui terreni agricoli, ma quali sono le eccezioni e come impatterà sul settore energetico e agricolo?
  • Il decreto agricoltura vieta il fotovoltaico a terra, salvo agrivoltaico a 2 metri.
  • Italia Solare stima una perdita di 60 miliardi di euro.
  • Solo l'1% dei terreni basterebbe per il 50% degli obiettivi 2030.

L’allarme di coldiretti e la minaccia ai terreni agricoli

La Coldiretti ha lanciato un allarme significativo riguardo alla crescente speculazione energetica che minaccia i campi italiani. Questa situazione non è semplicemente un campanello d’allarme, ma rappresenta un conflitto più ampio tra la necessità di una transizione ecologica rapida e la salvaguardia del settore primario, un pilastro fondamentale per l’economia e la cultura del paese. La proliferazione di impianti fotovoltaici a terra, spesso realizzati senza una pianificazione adeguata e a discapito dei terreni agricoli più fertili, sta generando una forte preoccupazione tra gli agricoltori e le associazioni di categoria. Essi temono per il futuro della produzione alimentare e la possibile perdita di un patrimonio paesaggistico unico e irripetibile. Questa problematica solleva interrogativi cruciali sul bilanciamento tra le esigenze energetiche e la tutela del territorio agricolo.

La posta in gioco è considerevole. Da un lato, si presenta l’urgenza di decarbonizzare il sistema energetico e raggiungere gli obiettivi climatici stabiliti a livello europeo. Dall’altro lato, emerge la necessità di assicurare la sovranità alimentare e proteggere il reddito degli agricoltori, che sono i custodi del territorio e i produttori di eccellenze enogastronomiche apprezzate in tutto il mondo. Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha ripetutamente espresso la sua preoccupazione per le speculazioni legate al fotovoltaico a terra, sottolineando l’incompatibilità di tali impianti con l’attività agricola. La Coldiretti promuove un modello di transizione energetica che vede le imprese agricole come protagoniste attive, attraverso la creazione di comunità energetiche, l’installazione di impianti solari sui tetti degli edifici rurali e lo sviluppo dell’agrivoltaico sostenibile.

Secondo Prandini, è imperativo salvaguardare le campagne per garantire la sovranità alimentare nazionale, fermando le speculazioni e il consumo di suolo causato dagli impianti fotovoltaici a terra, che sono considerati incompatibili con l’attività agricola. Questa posizione riflette una visione che valorizza il ruolo multifunzionale dell’agricoltura, non solo come produttrice di cibo, ma anche come custode del paesaggio e fornitrice di servizi ecosistemici. La preoccupazione principale è che l’installazione indiscriminata di impianti fotovoltaici possa portare alla perdita di terreni coltivabili, con conseguenze negative sulla produzione alimentare e sulla biodiversità.

La situazione è diventata così critica da richiedere l’intervento del governo, che ha risposto con il Decreto Agricoltura, introducendo un divieto all’installazione di impianti fotovoltaici a terra su terreni agricoli. Questo provvedimento, approvato dal Consiglio dei Ministri il 6 maggio 2024, prevede alcune eccezioni specifiche, in particolare per gli impianti agrivoltaici realizzati con pannelli sollevati a più di due metri da terra e per gli impianti realizzati nell’ambito delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER). Sono escluse dal divieto anche alcune aree designate, come le cave, le miniere, i terreni di proprietà delle Ferrovie dello Stato e degli aeroporti, le zone interne degli impianti industriali e quelle adiacenti alle autostrade. Queste eccezioni mirano a bilanciare la necessità di promuovere le energie rinnovabili con la tutela del suolo agricolo.

Il Decreto Agricoltura rappresenta un tentativo di trovare un punto di equilibrio tra le diverse esigenze, ma ha anche sollevato un acceso dibattito tra i diversi attori coinvolti. Da un lato, la Coldiretti ha accolto con favore il provvedimento, considerandolo un passo importante per la protezione del suolo agricolo. Dall’altro lato, le associazioni del settore energetico hanno espresso critiche severe, sostenendo che il divieto imposto frena lo sviluppo delle energie rinnovabili e mette a rischio il raggiungimento degli obiettivi climatici del paese. Questa contrapposizione evidenzia la complessità della questione e la difficoltà di trovare soluzioni che soddisfino tutti gli interessi in gioco.

Normative regionali e pressioni delle lobby energetiche

Il Decreto Agricoltura ha generato un acceso dibattito, con reazioni contrastanti da parte dei diversi attori coinvolti. La Coldiretti ha espresso soddisfazione per il provvedimento, considerandolo un passo avanti nella tutela del suolo agricolo, mentre le associazioni del settore energetico hanno criticato il divieto, sostenendo che ostacola lo sviluppo delle energie rinnovabili e compromette gli obiettivi climatici del paese. Italia Solare, ad esempio, ha stimato che il blocco degli impianti fotovoltaici a terra potrebbe causare una perdita di circa 60 miliardi di euro in investimenti e entrate fiscali mancate.

La controversia si concentra principalmente sulla concorrenza per l’uso del suolo. I critici del divieto sostengono che solo l’1% dei terreni agricoli non utilizzati sarebbe sufficiente per generare il 50% dei 50 GW necessari per raggiungere gli obiettivi del 2030 con impianti a terra, mentre il restante 50% potrebbe essere installato sui tetti degli edifici. Essi argomentano che l’agricoltura e il fotovoltaico possono coesistere, ad esempio attraverso l’agrivoltaico, che consente la coltivazione tra le file di moduli fotovoltaici. Questa visione promuove un approccio integrato che valorizza le sinergie tra i due settori.

L’agrivoltaico emerge come una soluzione potenziale per conciliare la produzione di energia rinnovabile e l’attività agricola. Questo sistema integra la produzione di energia solare con l’attività agricola, consentendo l’uso dello stesso terreno per entrambi gli scopi. Esistono diverse tipologie di agrivoltaico, che variano dalle installazioni più semplici con pannelli solari rialzati che consentono la coltivazione sottostante, a sistemi più complessi che utilizzano tecnologie avanzate per ottimizzare la produzione agricola in base all’irraggiamento solare. Tuttavia, è fondamentale che l’agrivoltaico sia realizzato secondo criteri ben definiti, al fine di evitare impatti negativi sulla qualità del suolo e sulla biodiversità.

Le normative regionali giocano un ruolo cruciale nella regolamentazione dell’installazione di impianti fotovoltaici, definendo le aree idonee e promuovendo tecnologie innovative che minimizzino l’impatto ambientale. Queste normative dovrebbero privilegiare l’utilizzo di aree marginali o degradate, al fine di preservare i terreni agricoli più fertili. In diverse regioni italiane, si sono verificati conflitti tra agricoltori e società energetiche a causa della costruzione di impianti fotovoltaici a terra. In Piemonte, la Coldiretti ha denunciato un “assalto delle rinnovabili”, con broker che acquistano terreni a prezzi elevati per destinarli alla produzione di energia verde. A Lombardore, vicino a Torino, è in programma la costruzione di un campo fotovoltaico di 25 ettari, mentre a Cumiana un’azienda agricola dovrà rinunciare alla coltivazione di sorgo per far spazio a pannelli solari.

Questi eventi evidenziano la necessità di una pianificazione attenta e del coinvolgimento attivo degli agricoltori nelle decisioni relative all’uso del suolo. È essenziale che le istituzioni regionali stabiliscano criteri chiari e trasparenti per l’autorizzazione degli impianti fotovoltaici, tenendo conto delle esigenze del settore agricolo e della protezione del paesaggio. La battaglia della Coldiretti contro la speculazione energetica non è una lotta contro le energie rinnovabili, ma una richiesta di pianificazione e rispetto del territorio. L’obiettivo è evitare che la transizione ecologica si traduca in una nuova forma di sfruttamento del suolo, a vantaggio di pochi speculatori e a danno della comunità.

Per affrontare questa sfida complessa, è necessario un dialogo costruttivo tra istituzioni, agricoltori, esperti del settore energetico e rappresentanti della società civile. Solo attraverso un approccio integrato e partecipativo sarà possibile trovare soluzioni sostenibili che garantiscano un futuro prospero per l’agricoltura italiana e un contributo efficace alla lotta contro il cambiamento climatico. È importante ascoltare le voci degli agricoltori, che spesso si sentono espropriati del loro territorio e del loro futuro.

Modelli virtuosi di agrivoltaico e soluzioni per conciliare energia e agricoltura

L’agrivoltaico si configura come una delle soluzioni più promettenti per mitigare il conflitto tra la produzione di energia solare e la salvaguardia dei terreni agricoli. Questa pratica innovativa integra la generazione di energia fotovoltaica con l’attività agricola, consentendo di sfruttare lo stesso appezzamento di terreno per entrambi gli scopi. Esistono diverse configurazioni di sistemi agrivoltaici, che spaziano da strutture semplici con pannelli solari elevati da terra, permettendo la coltivazione sottostante, a sistemi più complessi dotati di tecnologie avanzate per l’ottimizzazione della produzione agricola in funzione dell’irraggiamento solare.

I vantaggi dell’agrivoltaico sono molteplici. Oltre a consentire la produzione simultanea di energia e prodotti agricoli, questa pratica può migliorare l’efficienza dell’uso del suolo, ridurre il consumo di acqua per l’irrigazione, proteggere le colture dagli eventi climatici estremi e aumentare la biodiversità. Inoltre, l’agrivoltaico può rappresentare una fonte di reddito aggiuntiva per gli agricoltori, contribuendo a diversificare le loro attività e a migliorare la loro resilienza economica. Tuttavia, è essenziale che i sistemi agrivoltaici siano progettati e gestiti in modo sostenibile, al fine di evitare impatti negativi sull’ambiente e sulla produzione agricola.

Le normative regionali svolgono un ruolo fondamentale nel promuovere lo sviluppo di un agrivoltaico sostenibile. Queste normative dovrebbero definire criteri chiari e trasparenti per l’autorizzazione degli impianti, incentivando l’utilizzo di tecnologie innovative che minimizzino l’impatto ambientale e massimizzino i benefici per l’agricoltura. Inoltre, le normative regionali dovrebbero promuovere la partecipazione attiva degli agricoltori nei processi decisionali, al fine di garantire che i sistemi agrivoltaici siano progettati in modo da soddisfare le loro esigenze e valorizzare le loro conoscenze.

È fondamentale che le istituzioni regionali definiscano criteri chiari e trasparenti per l’autorizzazione degli impianti fotovoltaici, tenendo conto delle esigenze del settore agricolo e della tutela del paesaggio. La battaglia di Coldiretti contro la speculazione energetica non è quindi una crociata contro le energie rinnovabili, ma una richiesta di pianificazione e di rispetto del territorio. L’obiettivo è quello di evitare che la transizione ecologica si traduca in una nuova forma di sfruttamento del suolo, a beneficio di pochi speculatori e a danno dell’intera collettività. Per affrontare questa sfida complessa, è necessario un dialogo costruttivo tra istituzioni, agricoltori, esperti del settore energetico e rappresentanti della società civile. Solo attraverso un approccio integrato e partecipativo sarà possibile trovare soluzioni sostenibili che garantiscano un futuro prospero per l’agricoltura italiana e un contributo efficace alla lotta contro il cambiamento climatico.

È necessario ascoltare le voci degli agricoltori, che spesso si sentono espropriati del loro territorio e del loro futuro. Come ha dichiarato un agricoltore di Succivo, in provincia di Caserta, durante una protesta contro la realizzazione di un impianto agrivoltaico su terreni di prima classe: “Non siamo contrari alle energie rinnovabili, ma non possiamo accettare che vengano sacrificate le nostre terre più fertili”. Questa affermazione sintetizza perfettamente la complessità del problema e la necessità di trovare soluzioni che tengano conto delle esigenze di tutti gli attori coinvolti. La transizione energetica non può avvenire a scapito dell’agricoltura, ma deve essere un’opportunità per valorizzare il ruolo degli agricoltori come custodi del territorio e produttori di cibo di qualità.

Verso un futuro sostenibile: agricoltura ed energia in armonia

Il dibattito in corso tra Coldiretti e il settore energetico mette in luce una sfida cruciale per il futuro dell’agricoltura italiana: conciliare la transizione verso fonti di energia rinnovabile con la necessità di preservare la terra agricola e garantire la sovranità alimentare. La soluzione non risiede in un approccio dicotomico che vede agricoltura ed energia come antagoniste, ma in un modello integrato che valorizzi le sinergie tra i due settori. L’agrivoltaico rappresenta un esempio concreto di come sia possibile produrre energia pulita senza compromettere la produzione agricola, anzi, migliorandone l’efficienza e la sostenibilità.

Tuttavia, è fondamentale che lo sviluppo dell’agrivoltaico sia guidato da principi di sostenibilità e pianificazione territoriale, evitando speculazioni e garantendo la partecipazione attiva degli agricoltori nei processi decisionali. Le normative regionali devono svolgere un ruolo chiave nel definire criteri chiari e trasparenti per l’autorizzazione degli impianti, privilegiando le aree marginali o degradate e incentivando l’utilizzo di tecnologie innovative che minimizzino l’impatto ambientale. Inoltre, è necessario promuovere la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni agrivoltaiche che siano adatte alle diverse realtà agricole e climatiche del territorio italiano.

In definitiva, la sfida è quella di costruire un futuro in cui agricoltura ed energia possano coesistere in armonia, contribuendo allo sviluppo sostenibile del paese e alla lotta contro il cambiamento climatico. Questo richiede un cambio di mentalità e un approccio collaborativo tra tutti gli attori coinvolti, a partire dalle istituzioni, che devono farsi promotrici di un dialogo costruttivo e di politiche lungimiranti. Solo così sarà possibile garantire un futuro prospero per l’agricoltura italiana e un ambiente più sano per le future generazioni.

L’agroecologia, che integra la conoscenza tradizionale degli agricoltori con le moderne scoperte scientifiche, offre un approccio promettente. Un’innovazione agricola avanzata, la precision farming, permette di monitorare e ottimizzare l’uso delle risorse (acqua, fertilizzanti, energia) in tempo reale, riducendo gli sprechi e minimizzando l’impatto ambientale. La combinazione di agroecologia e precision farming può contribuire a creare sistemi agricoli resilienti e sostenibili, in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici e di garantire la sicurezza alimentare.

A volte, ci si dimentica di quanto sia essenziale l’umile atto di coltivare la terra. In fondo, l’agricoltura è l’arte di interpretare i segnali della natura, di capire quando seminare, quando irrigare, quando raccogliere. È un dialogo continuo con il territorio, un ascolto attento dei suoi ritmi e delle sue esigenze. Conciliare questa saggezza antica con le sfide del mondo moderno, come la transizione energetica, significa riscoprire un equilibrio perduto e costruire un futuro più armonioso per tutti. E perché non riflettere un attimo su una nozione base dell’agricoltura, come la rotazione delle colture, una pratica che, variando le specie coltivate su uno stesso terreno, ne migliora la fertilità e riduce il rischio di malattie? Sembra una cosa semplice, ma in realtà è un principio fondamentale che ci ricorda l’importanza della diversità e dell’equilibrio negli ecosistemi agricoli. Riflettiamoci.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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