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- Il Masaf ha speso quasi 700mila euro per Vinitaly 2024.
- L'Italia vanta oltre 850 prodotti DOP, IGP e STG.
- Spesi oltre 700mila euro in campagne promozionali sportive.
Dietro le quinte di agricoltura è: un’analisi critica
L’evento “Agricoltura È”, tenutosi in Piazza della Repubblica a Roma, si è presentato come una celebrazione del settore agricolo italiano. Tuttavia, l’eco delle celebrazioni non ha sopito alcune domande cruciali: chi ha realmente beneficiato di questa iniziativa e quali voci, magari dissonanti, non hanno trovato spazio? L’evento, vetrina per l’eccellenza agroalimentare, ha attirato le massime autorità statali, dal Presidente della Repubblica al Presidente del Consiglio, consolidandosi come un punto di incontro tra istituzioni, imprese e cittadini. Un’analisi più approfondita rivela, tuttavia, una complessità di interessi e dinamiche di potere che meritano un’attenta disamina.
La difficoltà nell’identificare le fonti di finanziamento dirette dell’evento rappresenta un primo elemento di criticità. Pur riconoscendo la partecipazione di numerose associazioni di categoria e consorzi, la trasparenza sui flussi finanziari rimane una questione aperta. Questo vuoto informativo alimenta il sospetto che “Agricoltura È” possa aver favorito interessi specifici, a discapito di una rappresentanza equa e inclusiva dell’intero panorama agricolo nazionale. Le ombre sui finanziamenti si addensano se si considera il contesto più ampio dell’allocazione dei fondi nel settore agricolo.
Il caso sollevato da alcune testate giornalistiche riguardo alle spese del Ministero dell’Agricoltura per eventi sportivi, veicolate attraverso ISMEA, getta una luce problematica sull’utilizzo delle risorse pubbliche. Investire oltre 700mila euro in campagne promozionali legate allo sport, anziché sostenere direttamente le attività agricole, solleva interrogativi sulla priorità data alla visibilità mediatica rispetto al supporto concreto al settore primario. Allo stesso modo, l’aumento esponenziale dei costi sostenuti dal Masaf per la partecipazione a Vinitaly, con cifre che superano il triplo o il quadruplo rispetto al passato, desta perplessità sull’efficacia e sull’equità di tali investimenti. Se nel 2022, il ministero aveva stanziato poco più di 200mila euro, le successive partecipazioni hanno visto cifre superiori, toccando i 317mila euro nel 2023, e arrivando a sfiorare i 700mila euro nel 2024.

Il ruolo di origin italia e le dinamiche di potere
Tra i partecipanti ad “Agricoltura È”, spicca il ruolo di Origin Italia, associazione che tutela i prodotti DOP e IGP, organizzatrice di una tavola rotonda dedicata alla salvaguardia delle Indicazioni Geografiche. La presenza di Origin Italia, e il suo stretto legame con le istituzioni, solleva la questione se l’evento sia stato anche una piattaforma per promuovere gli interessi specifici di questa associazione e dei suoi associati. Le interazioni frequenti tra Origin Italia e le istituzioni, testimoniate dai numerosi incontri e tavole rotonde a cui l’associazione partecipa, delineano una dinamica di potere in cui determinati interessi agroalimentari godono di un accesso privilegiato alle sedi decisionali. La riflessione che sorge spontanea è se tale influenza si traduca in politiche agricole realmente inclusive, oppure se finisca per avvantaggiare solo una parte del settore. La complessità del quadro richiede un’analisi approfondita degli accordi pregressi tra aziende e istituzioni, per far luce su eventuali conflitti di interesse o favoritismi.
I numeri, d’altronde, parlano chiaro: l’Italia vanta un primato europeo per numero di prodotti DOP, IGP e STG, con oltre 850 riconoscimenti. Un patrimonio che, se da un lato rappresenta un’eccellenza da tutelare e promuovere, dall’altro necessita di una gestione trasparente ed equa, che non escluda le piccole realtà agricole e le produzioni meno blasonate. L’attenzione mediatica e istituzionale rivolta ai prodotti a indicazione geografica rischia, infatti, di oscurare il valore e la specificità di altre produzioni agricole, creando una disparità di opportunità e di accesso al mercato.
Le voci inascoltate e l’impatto sulle politiche agricole
Al di là delle celebrazioni ufficiali, è fondamentale interrogarsi sulle voci che non hanno trovato spazio ad “Agricoltura È”. Quali sono le critiche e le istanze degli agricoltori esclusi, coloro che non hanno avuto la possibilità di partecipare all’evento e di far sentire la propria voce? L’assenza di queste testimonianze dirette rappresenta una lacuna significativa, che impedisce di valutare appieno l’impatto reale dell’evento sulle politiche agricole. Senza un confronto aperto e inclusivo con tutte le componenti del settore, il rischio è quello di promuovere un’agricoltura a senso unico, che avvantaggia solo determinati interessi a scapito di altri.
Le politiche agricole promosse durante “Agricoltura È” meritano un’attenta analisi, per capire se favoriscono un’agricoltura realmente inclusiva e sostenibile, oppure se si limitano a sostenere modelli produttivi orientati al profitto e alla concentrazione del potere. La questione della sostenibilità, in particolare, assume un’importanza cruciale, considerando le sfide ambientali che il settore agricolo si trova ad affrontare. Promuovere pratiche agricole rispettose dell’ambiente, che preservino la biodiversità e riducano l’impatto dei cambiamenti climatici, dovrebbe essere una priorità assoluta, da perseguire attraverso politiche agricole innovative e inclusive.
L’analisi dei bilanci e dei documenti pubblici delle associazioni di categoria e dei consorzi partecipanti ad “Agricoltura È” rappresenta un ulteriore passo necessario per far luce sulle dinamiche di potere che si celano dietro l’evento. Un’indagine trasparente sui flussi finanziari e sulle attività dei diversi attori coinvolti potrebbe rivelare eventuali conflitti di interesse o favoritismi, contribuendo a ristabilire un clima di fiducia e di equità nel settore agricolo.
Per un’agricoltura inclusiva e trasparente
È necessario un impegno concreto per garantire che eventi come “Agricoltura È” rappresentino realmente un’opportunità per l’intero settore agricolo, e non solo per una sua ristretta cerchia. Questo richiede un cambio di paradigma, che metta al centro la trasparenza, l’inclusività e la sostenibilità. Un’agricoltura che valorizzi la diversità delle produzioni, che sostenga le piccole realtà agricole e che promuova pratiche rispettose dell’ambiente. Un’agricoltura che non lasci indietro nessuno, ma che offra a tutti gli agricoltori la possibilità di far sentire la propria voce e di contribuire alla costruzione di un futuro più equo e sostenibile.
L’aratura, ad esempio, una delle pratiche agricole più antiche, se eseguita correttamente, favorisce l’aerazione del terreno e la preparazione del letto di semina. Tuttavia, un’aratura eccessiva può danneggiare la struttura del suolo e favorire l’erosione. Allo stesso modo, l’agricoltura di precisione, con l’uso di sensori e droni, offre nuove opportunità per ottimizzare l’uso delle risorse e ridurre l’impatto ambientale. Ma è fondamentale garantire che queste tecnologie siano accessibili a tutti gli agricoltori, e non solo alle grandi aziende.
Riflettiamo su come ogni filo d’erba, ogni seme, ogni frutto sia il risultato di un’armonia tra uomo e natura. Un’armonia che rischia di essere compromessa da logiche di potere e interessi particolari. Sta a noi, come cittadini e consumatori consapevoli, pretendere un’agricoltura più trasparente e inclusiva, che valorizzi il lavoro di tutti gli agricoltori e che preservi la bellezza e la ricchezza del nostro territorio. Sta a noi fare in modo che la voce di ogni agricoltore, anche quella più silenziosa, possa essere ascoltata e valorizzata.