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- Il decreto prevede controlli per pesticidi sotto 0,01 mg/kg.
- In Italia, il 20% del territorio agricolo è biologico, ma in Trentino solo il 13%.
- La FederBio critica la gestione dei residui sotto il cosiddetto zero tecnico.
Il Decreto “Contaminazioni”: Un Dilemma per l’Agricoltura Biologica
Il recente decreto “contaminazioni”, attualmente in fase di elaborazione da parte del Ministero dell’Agricoltura, ha suscitato un acceso dibattito tra gli operatori del settore agricolo biologico in Italia. Questo provvedimento mira a stabilire nuove misure per evitare la presenza involontaria di sostanze non ammesse nella produzione biologica. Tuttavia, le preoccupazioni sono molteplici, specialmente per quanto riguarda la diversità territoriale e le differenze intercolturali che caratterizzano il panorama agricolo italiano. Stefano Delugan, presidente della Federazione trentina biologico e biodinamico, ha espresso timori riguardo all’attuazione del decreto, sottolineando l’importanza di un’analisi complessiva della questione.
In Italia, quasi un quinto del territorio agricolo è destinato alle coltivazioni biologiche, avvicinandosi al target europeo del 25% entro il 2030 stabilito dalle iniziative “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”. Tuttavia, in Trentino, questa percentuale si attesta al 13%. Il decreto introduce parametri stringenti, come l’articolo 3, che prevede indagini in caso di presenza accidentale di pesticidi sotto il cosiddetto zero tecnico (0,01 mg/kg). Se la contaminazione è confermata come accidentale, il prodotto può mantenere la certificazione biologica, a condizione che la traccia non superi l’1% del limite massimo di residuo.
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Critiche e Preoccupazioni del Settore
Le critiche al decreto non si sono fatte attendere. FederBio ha sollevato dubbi sulla metodologia adottata per gestire i residui sotto lo zero tecnico, chiedendo chiarimenti per evitare indagini superflue. Inoltre, è stato sottolineato che un formulato può contenere più sostanze non ammesse, complicando ulteriormente la conformità del prodotto. Mario Serpillo, presidente dell’Unione Coltivatori Italiani, ha espresso preoccupazione per le potenziali difficoltà che potrebbero affrontare gli agricoltori biologici italiani, tra i più virtuosi in Europa. Con i nuovi parametri, molte aziende potrebbero essere costrette ad abbandonare la produzione biologica non per mancanza di pratiche adeguate, ma per la mancanza di tutele contro contaminazioni accidentali dai campi vicini.
Il decreto è stato definito da alcuni come una “trappola” per il biologico, introducendo limiti considerati inverosimili per i pesticidi. L’articolo 5, in particolare, concede una tolleranza maggiore per alcuni pesticidi, creando un paradosso competitivo nei confronti del biologico, che rischia di essere assimilato ai prodotti a “residuo zero”.
Il Ruolo della Legislazione e le Proposte di Miglioramento
La Confederazione degli Agricoltori Europei e del Mondo, attraverso il suo presidente Andrea Tiso, ha criticato il decreto per i suoi limiti di tolleranza più elevati per i residui accidentali, che potrebbero marginalizzare il lavoro di migliaia di agricoltori. Tiso ha sottolineato l’importanza di attenersi alle normative europee, evitando di creare paletti legislativi ulteriormente stringenti che potrebbero risultare controproducenti. L’agricoltura biologica, secondo Tiso, deve essere incentivata e valorizzata, rappresentando una garanzia fondamentale per il reddito agricolo di piccoli e medi coltivatori.
FederBio ha evidenziato la necessità di semplificare le procedure e ridurre la burocrazia, in un mercato sempre più centrale e sostenuto da consumatori informati e sensibili verso una produzione sostenibile. In Trentino, nonostante un calo nel numero delle aziende agricole biologiche, il settore rimane dinamico, con crescite e contrazioni fisiologiche. Le spese di certificazione e la burocrazia rappresentano una sfida, ma il messaggio che la produzione biologica non è solo un marchio, ma una filosofia di lavoro, rimane centrale.
Un Futuro Incerto ma Promettente
Il decreto “contaminazioni” rappresenta un punto di svolta per l’agricoltura biologica in Italia. Mentre le preoccupazioni sono legittime, vi è anche un’opportunità per chiarire e migliorare le pratiche agricole sostenibili. La distinzione tra contaminazione accidentale e intenzionale è cruciale per garantire la qualità e l’integrità dei prodotti biologici. Stefano Delugan ha sottolineato che, sebbene l’attuazione delle regole sia complessa, i Distretti bio possono fungere da sistema di salvaguardia, richiedendo però tempo e impegno.
Nel contesto agricolo, una nozione base importante è la rotazione delle colture, una pratica che aiuta a mantenere la fertilità del suolo e a ridurre la necessità di pesticidi. Questa tecnica è fondamentale per l’agricoltura biologica, poiché promuove la biodiversità e la salute del suolo. In termini di agricoltura avanzata, l’uso di tecnologie di precisione può ottimizzare l’uso delle risorse e migliorare l’efficienza delle pratiche biologiche. Riflettendo su questi aspetti, è evidente che l’agricoltura biologica non è solo una scelta produttiva, ma un impegno verso un futuro più sostenibile. La sfida è trovare un equilibrio tra regolamentazione e innovazione, garantendo che le pratiche biologiche possano prosperare in un contesto normativo favorevole.
- Sito ufficiale del Ministero dell'Agricoltura, dove trovare informazioni sulla normativa e legislazione agricola, inclusi decreti e regolamenti relativi all'agricoltura biologica.
- Sito ufficiale della Federazione Italiana Agricoltura Biologica, sezione dedicata al decreto contaminazioni e suoi impatti sull'agricoltura biologica italiana