La crisi idrica globale nelle principali nazioni produttrici di cibo: cosa sta succedendo

La crescente scarsità d’acqua nelle principali nazioni produttrici di cibo, come Cina, India e Stati Uniti, rappresenta una sfida cruciale per la sicurezza alimentare globale. L’aumento della domanda di acqua, in gran parte dovuto all’irrigazione agricola, ha portato a un incremento significativo del consumo di acqua blu, ovvero l’acqua prelevata da corpi idrici superficiali e di falda. Tra il 1980 e il 2015, la domanda di acqua blu è aumentata del 70% in Cina, dell’83% in India e del 22% negli Stati Uniti. Questo fenomeno è stato analizzato in uno studio condotto da un team internazionale di ricercatori, che ha utilizzato dati ad alta risoluzione spaziale e temporale per valutare l’andamento della domanda idrica nei diversi settori economici.

Il Sovrasfruttamento delle Risorse Idriche

Lo studio ha evidenziato una crescita marcata nel sovrautilizzo delle risorse idriche durante i periodi di massimo sfruttamento per l’irrigazione agricola. In Cina, il 32% dei bacini fluviali attraversa almeno quattro mesi di scarsità idrica all’anno, mentre in India questa percentuale sale al 61% e negli Stati Uniti al 27%. Non solo l’agricoltura è responsabile di questo fenomeno: nella Cina centro-occidentale la pressione idrica è accresciuta dagli allevamenti, in India orientale dai consumi domestici e negli Stati Uniti da un mix di utilizzi domestici, zootecnici e nella produzione di energia. Questi dati evidenziano quanto sia fondamentale comprendere come la scarsità d’acqua evolva a livello di sottobacino, considerando i diversi settori per elaborare strategie volte a un uso dell’acqua più consapevole.

Impronta Idrica e Produzione Alimentare

La produzione di alimenti, in particolare di origine animale, richiede un consumo d’acqua notevolmente elevato. Per produrre un chilo di carne bovina sono necessari circa 15.400 litri d’acqua, una quantità significativamente superiore rispetto a quella richiesta per la produzione di carne di maiale (6.000 litri) o di pollo (4.300 litri). In confronto, la produzione di verdure richiede in media solo 300 litri di acqua per chilo. Questo elevato consumo idrico è attribuibile principalmente alla produzione di mangimi, che rappresenta il 98% dell’acqua utilizzata nell’allevamento. La Water Footprint Network ha messo in luce come l’impronta idrica della carne sia venti volte maggiore rispetto a quella dei cereali o delle patate per caloria, e sei volte maggiore rispetto ai legumi per proteina.

Verso un Uso Sostenibile delle Risorse Idriche

Per affrontare la crescente crisi idrica, sono state proposte diverse soluzioni. Tra queste, il miglioramento dell’efficienza dell’irrigazione per ridurre le perdite lungo i canali e l’adozione di colture meno idro-esigenti e più produttive per unità d’acqua utilizzata. Inoltre, potenziare il commercio agricolo tra regioni caratterizzate da abbondanza o limitate risorse idriche può aiutare a bilanciare la disponibilità e la necessità d’acqua a livello globale. Investire in infrastrutture idriche e adottare strategie integrate di governo delle risorse è determinante per assicurare una distribuzione delle risorse più giusta ed efficace. Queste misure, se adottate, potrebbero contribuire a ridurre l’impronta idrica globale e a promuovere un uso più sostenibile delle risorse idriche.

In conclusione, la gestione sostenibile delle risorse idriche è cruciale per garantire la sicurezza alimentare e ambientale. Una nozione base di agricoltura correlata al tema è l’importanza dell’irrigazione efficiente. L’irrigazione a goccia, ad esempio, è una tecnica che consente di ridurre significativamente il consumo d’acqua, fornendo l’acqua direttamente alle radici delle piante. Un’altra nozione avanzata è l’agricoltura di precisione, che utilizza tecnologie avanzate per monitorare e gestire le risorse agricole in modo più efficiente. Riflettendo su questi temi, emerge l’importanza di adottare pratiche agricole sostenibili per preservare le risorse idriche per le future generazioni.