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Puglia in secca: come salvare l’agricoltura dalla crisi idrica

La siccità minaccia il 'granaio d'Italia': scopri le soluzioni urgenti e a lungo termine per evitare danni da 1,4 miliardi di euro e garantire un futuro sostenibile.
  • Danni stimati per 1,4 miliardi di euro a causa della siccità.
  • La diga di Occhitto è al 13,6% della sua capacità.
  • Solo il 10% delle piogge viene raccolto in Puglia.

L’agricoltura pugliese si trova ad affrontare una crisi idrica senza precedenti, con conseguenze potenzialmente devastanti per l’economia regionale. La scarsità di precipitazioni e il basso livello dei bacini idrici stanno compromettendo la stagione irrigua, con danni stimati che potrebbero superare 1,4 miliardi di euro. Questa situazione critica mette a rischio la produzione agricola, in particolare nel Foggiano, noto come il “granaio d’Italia”.

La Diga di Occhitto: un caso emblematico

La diga di Occhitto, principale riserva idrica della provincia di Foggia, è un esempio lampante della gravità della situazione. Con una capacità potenziale di 250 milioni di metri cubi d’acqua, nell’estate del 2024 si è ridotta a soli 34 milioni. La drastica riduzione della risorsa idrica ha causato un calo produttivo per il frumento del 50% e per i pomodori del 25%, entrambi pilastri dell’economia del territorio. La situazione è talmente critica che si teme l’impossibilità di avviare la stagione irrigua, con un impatto negativo stimato in 1,4 miliardi di euro sul fatturato agricolo della provincia, che ammonta a circa 7 miliardi di euro.

Soluzioni a breve e lungo termine

Per affrontare questa situazione di emergenza, si sta considerando da tempo la possibilità di un collegamento con l’invaso del Liscione, situato in Molise, il quale ogni anno disperde in mare ingenti quantitativi d’acqua, precisamente 200 milioni di metri cubi. Di fronte a questa congiuntura critica, si sta valutando da tempo la possibilità di allacciare la diga del Liscione, sita in Molise, la quale annualmente rilascia in mare 200 milioni di metri cubi d’acqua eccedente. Tuttavia, i lavori per questa infrastruttura sono fermi a causa della mancanza di finanziamenti, nonostante l’urgenza della situazione. Nondimeno, l’avvio dei lavori per tale opera infrastrutturale risulta bloccato a causa dell’assenza di fondi, sebbene la condizione richieda un intervento immediato. Il Consorzio per la bonifica della Capitanata gestisce quattro dighe con una capacità complessiva di 300 milioni di metri cubi. Il Consorzio di bonifica della Capitanata amministra quattro dighe, la cui capacità totale raggiunge i 300 milioni di metri cubi. Nonostante ciò, solo il 10% delle precipitazioni annuali viene effettivamente raccolto, mentre 60 milioni di metri cubi sono destinati all’acquedotto pugliese e il resto irriga 140.000 ettari di campi coltivati. Ciononostante, solo il 10% delle piogge annuali viene concretamente accumulato, mentre 60 milioni di metri cubi sono riservati all’approvvigionamento idrico della regione e la rimanenza serve ad irrigare una superficie agricola di 140.000 ettari. Per il futuro, si parla della realizzazione della diga di Palazzo d’Ascoli, con un investimento previsto di 8 milioni di euro, ma i tempi di costruzione sono ancora incerti. Guardando al futuro, si prospetta la costruzione della diga di Palazzo d’Ascoli, con una spesa stimata di 8 milioni di euro, ma i tempi necessari per la sua realizzazione rimangono al momento indefiniti.

Un problema nazionale

La crisi idrica non riguarda solo la Puglia. Anche in Umbria, la scarsità d’acqua mette a rischio la prossima stagione di semina. La diga sul torrente Marroggia presenta una disponibilità irrigua attorno al 48%, e i consorzi locali invitano gli agricoltori a rivedere i piani colturali in base alle risorse idriche realmente disponibili. L’invaso sul torrente Marroggia rivela una riserva idrica utilizzabile per l’irrigazione pari a circa il 48%, pertanto i consorzi del territorio invitano gli agricoltori a rimodulare le proprie strategie di coltivazione in base all’effettiva disponibilità di acqua. A livello nazionale, gli invasi di Sardegna, Sicilia e Puglia contengono dal 3 al 15% di acqua in meno rispetto all’anno precedente. La situazione è aggravata da una cattiva gestione delle risorse, con reti idriche inefficienti, prelievi eccessivi e infrastrutture obsolete. Su un totale di 468 grandi invasi strategici, il volume di acqua disponibile è di 8406 milioni di metri cubi, ben al di sotto dei 10.352 milioni previsti.

Verso una gestione sostenibile delle risorse idriche

La crisi idrica in Puglia è un campanello d’allarme che evidenzia la necessità di interventi strutturali e di una gestione più efficiente delle risorse idriche. Come sottolinea il direttore generale dell’Anbi, Massimo Gargano, è essenziale investire in nuove infrastrutture, completare gli schemi idrici esistenti e migliorare l’efficienza della rete di raccolta e distribuzione. Come evidenziato dal direttore generale dell’Anbi, Massimo Gargano, risulta imprescindibile stanziare risorse per nuove opere infrastrutturali, portare a termine i piani idrici già in corso e perfezionare l’efficacia della rete di approvvigionamento e smistamento. Senza interventi rapidi e concreti, il rischio è quello di vedere compromessa non solo l’economia agricola, ma anche l’intero tessuto sociale di territori fortemente legati alla terra e alle colture tradizionali. In mancanza di azioni immediate e tangibili, si corre il pericolo di compromettere non solo l’economia del settore primario, ma anche l’intera struttura sociale di aree geografiche profondamente connesse alla terra e alle coltivazioni tipiche del luogo.

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L’agricoltura pugliese si trova ad affrontare una crisi idrica senza precedenti, con conseguenze potenzialmente devastanti per l’economia regionale. La scarsità di precipitazioni e il basso livello dei bacini idrici stanno compromettendo la stagione irrigua, con danni stimati che potrebbero superare 1,4 miliardi di euro. Questa situazione critica mette a rischio la produzione agricola, in particolare nel Foggiano, noto come il “granaio d’Italia”.

La Diga di Occhitto: un caso emblematico

La diga di Occhitto, principale riserva idrica della provincia di Foggia, è un esempio lampante della gravità della situazione. Con una capacità potenziale di 250 milioni di metri cubi d’acqua, nell’estate del 2024 si è ridotta a soli 34 milioni. La scarsità idrica ha comportato un forte decremento nella produzione, quantificabile in un dimezzamento per il grano e una flessione del 25% per i pomodori, entrambi elementi cardine dell’economia locale. La situazione è talmente critica che si teme l’impossibilità di avviare la stagione irrigua, con un impatto negativo stimato in 1,4 miliardi di euro sul fatturato agricolo della provincia, che ammonta a circa 7 miliardi di euro.

Soluzioni a breve e lungo termine

Per affrontare questa situazione di emergenza, si sta considerando da tempo la possibilità di un collegamento con l’invaso del Liscione, situato in Molise, il quale ogni anno disperde in mare ingenti quantitativi d’acqua, precisamente 200 milioni di metri cubi. Di fronte a questa congiuntura critica, si sta valutando da tempo la possibilità di allacciare la diga del Liscione, sita in Molise, la quale annualmente rilascia in mare 200 milioni di metri cubi d’acqua eccedente. Però, la realizzazione di tale opera è sospesa per mancanza di risorse finanziarie, malgrado l’indubbia impellenza dell’intervento. Nondimeno, l’avvio dei lavori per tale opera infrastrutturale risulta bloccato a causa dell’assenza di fondi, sebbene la condizione richieda un intervento immediato. Il Consorzio per la bonifica della Capitanata gestisce quattro dighe con una capacità complessiva di 300 milioni di metri cubi. Il Consorzio di bonifica della Capitanata amministra quattro dighe, la cui capacità totale raggiunge i 300 milioni di metri cubi. Solo una frazione delle piogge annuali, pari al 10%, viene effettivamente immagazzinata, mentre 60 milioni di metri cubi vengono destinati all’acquedotto della regione, e la quota rimanente viene utilizzata per l’irrigazione. Ciononostante, solo il 10% delle piogge annuali viene concretamente accumulato, mentre 60 milioni di metri cubi sono riservati all’approvvigionamento idrico della regione e la rimanenza serve ad irrigare una superficie agricola di 140.000 ettari. Per il futuro, si parla della realizzazione della diga di Palazzo d’Ascoli, con un investimento previsto di 8 milioni di euro, ma i tempi di costruzione sono ancora incerti. Guardando al futuro, si prospetta la costruzione della diga di Palazzo d’Ascoli, con una spesa stimata di 8 milioni di euro, ma i tempi necessari per la sua realizzazione rimangono al momento indefiniti.

Un problema nazionale

La crisi idrica non riguarda solo la Puglia. Anche in Umbria, la scarsità d’acqua mette a rischio la prossima stagione di semina. La disponibilità irrigua offerta dalla diga situata sul torrente Marroggia si attesta intorno al 48%, per cui i consorzi del territorio suggeriscono agli operatori agricoli di ripensare le scelte colturali in relazione alla quantità d’acqua effettivamente disponibile. L’invaso sul torrente Marroggia rivela una riserva idrica utilizzabile per l’irrigazione pari a circa il 48%, pertanto i consorzi del territorio invitano gli agricoltori a rimodulare le proprie strategie di coltivazione in base all’effettiva disponibilità di acqua. A livello nazionale, gli invasi di Sardegna, Sicilia e Puglia contengono dal 3 al 15% di acqua in meno rispetto all’anno precedente. La situazione è aggravata da una cattiva gestione delle risorse, con reti idriche inefficienti, prelievi eccessivi e infrastrutture obsolete. Su un totale di 468 grandi invasi strategici, il volume di acqua disponibile è di 8406 milioni di metri cubi, ben al di sotto dei 10.352 milioni previsti.

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  • Speriamo che si trovino presto soluzioni efficaci... 🙏...
  • È inaccettabile che si sprechi così tanta acqua... 😠...
  • E se invece di pomodori piantassimo cactus? 🤔🌵......

Verso una gestione sostenibile delle risorse idriche

La crisi idrica in Puglia è un campanello d’allarme che evidenzia la necessità di interventi strutturali e di una gestione più efficiente delle risorse idriche. Secondo quanto affermato dal direttore generale dell’Anbi, Massimo Gargano, è fondamentale investire in nuove infrastrutture, completare i programmi idrici già avviati e potenziare l’efficacia del sistema di raccolta e distribuzione. Come evidenziato dal direttore generale dell’Anbi, Massimo Gargano, risulta imprescindibile stanziare risorse per nuove opere infrastrutturali, portare a termine i piani idrici già in corso e perfezionare l’efficacia della rete di approvvigionamento e smistamento. Se non si interviene tempestivamente e con azioni concrete, si rischia di compromettere non soltanto il comparto agricolo, ma anche l’intero ordito sociale di aree geografiche profondamente legate alla terra e alle produzioni agricole tipiche. In mancanza di azioni immediate e tangibili, si corre il pericolo di compromettere non solo l’economia del settore primario, ma anche l’intera struttura sociale di aree geografiche profondamente connesse alla terra e alle coltivazioni tipiche del luogo.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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