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- Il valore economico del comparto agricolo italiano nel 2023 ha toccato 73,5 miliardi di euro.
- Circa 200.000 persone lavorano in condizioni irregolari nel settore agroalimentare.
- Nel 2023, il tasso di non conformità nel settore agricolo ha raggiunto il 59,2%.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze rileva, nel 2020, che circa il 30% delle ditte italiane usufruisce di lavoro “grigio”, mentre il lavoro in nero affligge il 10% delle stesse. Nel 2023, l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha registrato una percentuale di difformità pari al 69,8%, con il comparto agricolo che riporta una seria violazione del 59,2%. Dopo la morte di Singh, tre rilevanti operazioni condotte dalle forze dell’ordine hanno rivelato tassi di non conformità compresi tra il 53% e il 66% su 1.377 aziende ispezionate. Malgrado un aumento sostanziale del numero di controlli avvenuto nel 2023, con un incremento del 140% rispetto all’anno precedente, le azioni effettuate risultano essere episodiche e il sistema illegale continua a prosperare.
La Piramide dello Sfruttamento e il Ruolo della Criminalità Organizzata
Il sistema agroalimentare italiano è sostenuto da una “piramide dello sfruttamento”, dove le retribuzioni della maggior parte dei dipendenti agricoli sono al di sotto della soglia di povertà retributiva. La retribuzione lorda media è di 6.000 euro l’anno, che possono arrivare a 12.000 euro con altri lavori. Segmenti significativi della filiera dello sfruttamento sono controllati dalla criminalità organizzata, e la disfunzionalità del sistema si scarica sull’anello più debole della catena, ovvero immigrati e donne. La normativa Bossi-Fini, che nega a una persona non regolare suolo italiano la possibilità di regolarizzare la propria posizione attraverso un permesso di lavoro, alimenta il perdurare di tale situazione.
- 🌟 Una soluzione innovativa potrebbe essere adottare l'agricoltura rigenerativa......
- 😡 È inaccettabile che ancora si sfruttino lavoratori in questo modo......
- 🤔 E se, invece di criminalizzare chi lavora, si trovassero alternative......
Una Via d’Uscita per l’Agroalimentare Italiano?
La normativa n° 199 del 2016 ha aperto la strada alla possibilità di perseguire legalmente non solo gli intermediari nel settore agricolo ma altresì gli imprenditori operanti in questo ambito. Nonostante ciò, il problema della exploitation all’interno della filiera agroalimentare rimane irrisolto. Le catene della grande distribuzione organizzata impongono prezzi minimi per beni altamente lavorati, contribuendo così a un’erosione dei profitti per i coltivatori e abbassando i costi legati al lavoro agricolo. La pratica del caporalato, intrinsecamente connessa all’agricoltura intensiva, trae origine da fattori complessi: tra questi figurano la disorganicità fra gli agricoltori stessi e il disservizio offerto dalle Organizzazioni dei produttori. Fino a quando non vi sarà una riforma sostanziale del sistema attuale, appare difficile immaginare una via d’uscita da tale ciclo di sfruttamento in atto nella nostra società contemporanea.
Riflessioni e Conclusioni
Nel settore agricolo, uno dei principi chiave è rappresentato dalla rotazione delle colture. Tale pratica ha il merito di preservare la fertilità del terreno evitando il degrado delle risorse naturali. La rilevanza di questa metodologia diventa evidente quando ci si confronta con il fenomeno del caporalato; infatti, adottare forme di agricoltura sostenibile può contribuire a ridurre la richiesta di manodopera intensiva ed eventualmente sfruttata. Avanzando nel discorso, si incontra il concetto innovativo dell’agricoltura rigenerativa, orientata alla rinascita sia del suolo sia degli ecosistemi ad esso associati; essa si prefigge obiettivi quali l’incremento della biodiversità ed una maggiore resilienza ai cambiamenti climatici. Contemplando tali pratiche agricole vi è spazio per sognare un domani in cui le attività agricole siano in grado non solo di assolvere alle necessità economiche ma anche di garantire i diritti umani oltre alla salvaguardia ambientale. Pur essendo intricato questo cammino da percorrere, esso appare indispensabile per costruire un modello agroalimentare più giusto e rispettoso delle diverse istanze sociali ed ecologiche.