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- Lo spreco alimentare in Italia ha raggiunto un valore di 14,1 miliardi di euro per 4,5 milioni di tonnellate di cibo sprecato.
- Il costo dello spreco domestico ammonta a 8,2 miliardi di euro, una parte considerevole del totale.
- Gli italiani sprecano 88,2 grammi di cibo al giorno, con l'obiettivo di ridurre a 368,7 grammi settimanali entro il 2030.
Il fenomeno dello spreco alimentare in Italia continua a crescere, raggiungendo un valore di 14,1 miliardi di euro per 4,5 milioni di tonnellate di cibo sprecato. Questo dato allarmante emerge dal rapporto “Il caso Italia 2025” dell’Osservatorio Waste Watcher International, elaborato in collaborazione con Ipsos e l’Università di Bologna. Nonostante l’aumento della consapevolezza pubblica e delle iniziative per combattere il problema, le buone pratiche per ridurre lo spreco alimentare sembrano diminuire. Il costo dello spreco domestico è particolarmente significativo, ammontando a 8,2 miliardi di euro, il che rappresenta una parte considerevole del totale.
Gli alimenti freschi che vedono il maggior spreco comprendono in primis la frutta fresca, la quale viene sprecata a un ritmo di 24,3 grammi a settimana; il pane segue con un quantitativo di 21,2 grammi, seguito dalle verdure che raggiungono i 20,5 grammi; infine ci sono insalata con 19,4 grammi e cipolla, aglio e tuberi con 17,4 grammi. Questo deplorevole spreco alimentare non solo simboleggia una perdita economica sostanziale, ma aggrava anche l’insicurezza alimentare, dato che l’indice FIES è aumentato del 13,95% nel 2025.
Modelli di Recupero e Soluzioni Innovative
La lotta allo spreco alimentare richiede un impegno collettivo che coinvolga cittadini, istituzioni, imprese private e sociali. Un esempio virtuoso è rappresentato dal Refettorio Ambrosiano, nato dieci anni fa grazie all’iniziativa di Caritas Ambrosiana e della Diocesi di Milano. Questo progetto non è solo una mensa per persone in difficoltà, ma un modello di recupero delle eccedenze alimentari provenienti dal Mercato agroalimentare di Milano e dalla grande distribuzione.
Il Refettorio trasforma le eccedenze in pasti nutrienti e prodotti come sughi e confetture, ridistribuendoli attraverso una rete di oltre 30 Empori e Botteghe della Solidarietà. Questo sistema complesso richiede risorse economiche e competenze, ma dimostra che è possibile ridurre lo spreco alimentare attraverso azioni concrete e collaborative.
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Obiettivi Globali e Sfide Future
Con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, l’obiettivo è dimezzare lo spreco alimentare globale pro capite entro il 2030. Attualmente, gli italiani sprecano 88,2 grammi di cibo al giorno, per un totale di 617,9 grammi settimanali. Per raggiungere il target di 368,7 grammi settimanali, è necessario ridurre lo spreco di circa 50 grammi a settimana per persona ogni anno fino al 2029.
Il rapporto dell’Osservatorio Waste Watcher sottolinea che lo spreco alimentare è particolarmente elevato nelle fasce più deboli della popolazione, con un incremento del 26% rispetto alla media. Questo fenomeno è più pronunciato nelle regioni del sud e del centro Italia, dove l’insicurezza alimentare è in aumento. Per affrontare questa sfida, è fondamentale adottare buone pratiche quotidiane e strumenti pratici come lo “Sprecometro”, che misura l’impatto economico e ambientale del cibo sprecato.
Verso un Futuro Sostenibile
La lotta contro lo spreco alimentare è una sfida che richiede l’impegno di tutti. Ridurre lo spreco non solo aiuta a preservare le risorse del pianeta, ma contribuisce anche a garantire un accesso equo al cibo per tutti. Ogni piccolo gesto, come pianificare meglio gli acquisti o conservare correttamente gli alimenti, può fare la differenza.
Una nozione di base correlata al tema è l’importanza della rotazione delle scorte in casa. Assicurarsi di consumare prima i prodotti con scadenza più vicina aiuta a ridurre lo spreco. Un concetto avanzato è l’uso di tecnologie di conservazione avanzate, come il sottovuoto o la liofilizzazione, che possono prolungare la vita degli alimenti e ridurre la necessità di gettarli via.
Riflettendo su questi aspetti, emerge chiaramente come la sostenibilità alimentare non sia solo una questione di risparmio economico, ma un impegno verso un futuro più equo e rispettoso delle risorse naturali. La consapevolezza e l’azione individuale possono contribuire significativamente a un cambiamento positivo.