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RIUBSAL, dalla Puglia un progetto innovativo di economica circolare

L’iniziativa mira a trasformare le acque reflue in una risorsa preziosa per l'agricoltura sostenibile, riducendo l'impatto ecologico e promuovendo buone prassi per il comparto.
  • Il progetto RIUBSAL in Puglia ha avuto per obiettivo quello di riutilizzare le acque reflue urbane per l’irrigazione, riducendo l’uso di fertilizzanti artificiali.
  • Il sistema si è avvalso di una combinazione di strumenti hardware e software progettati per ottimizzare l’efficienza e il controllo del processo.
  • Tra i benefici raggiunti, riduzione del prelievo di acqua, supporto alle attività agricole, diminuzione dei costi di smaltimento delle acque reflue.

Il 16 dicembre 2024, nell’Aula magna del Dipartimento di scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti di Bari, sono stati presentati i risultati del progetto RIUBSAL (Riutilizzo di acque reflue urbane affinate in areali salentini colpiti da CoDiRO). Il progetto rappresenta una sfida e un’opportunità unica per il territorio pugliese. Ideato per affrontare contemporaneamente le problematiche di scarsità idrica e le difficoltà agronomiche legate alla diffusione della Xylella, RIUBSAL punta a trasferire e implementare tecnologie innovative finalizzate al riutilizzo delle acque reflue urbane affinate in un’ottica di economia circolare e sostenibilità ambientale.

Un progetto pionieristico

RIUBSAL si inserisce nel contesto delle attività di ricerca e sviluppo volte a favorire il recupero e il riutilizzo delle risorse idriche, un tema cruciale in un territorio come il Salento, frequentemente soggetto a periodi di siccità. Il progetto, avviato nel 2020, è stato finanziato attraverso il PSR Puglia 2014/2020 – Misura 16 Cooperazione – Sottomisura 16.2 Sostegno a progetti pilota e allo sviluppo di nuovi prodotti, pratiche, processi e tecnologie.

Tra i partner che hanno collaborato alla sua realizzazione figurano:

  • ASCLA (Associazione Scuole e Lavoro), capofila del progetto;
  • DISSPA (Dipartimento di Scienze del Suolo, della Pianta e degli Alimenti) dell’Università degli Studi di Bari, che ha coordinato le attività di ricerca scientifica;
  • Istituto di Ricerca sulle acque del CNR;
  • Società agricola Cairo & Doutcher;
  • Tinada srl;
  • Intesis srl.

«Abbiamo avviato questo progetto sperimentale – ha affermato Giuseppe Negro, presidente di ASCLA – che aveva lo scopo di verificare sul campo, letteralmente,  quanto l’acqua affinata dell’acquedotto pugliese e portata su un territorio potesse essere utilizzata in modo intelligente per ottenere risultati migliori rispetto alla produzione tradizionale. Il progetto è una risposta al problema emergenziale della carenza di acqua, grazie alle sonde utilizzate che ci hanno permesso di calcolare l’acqua sufficiente a garantire alle piante la giusta nutrizione. In questo modo abbiamo ottenuto due risultati: impiegare le acque reflue e farlo in modo parsimonioso e corretto. La nostra speranza è, oltre a quella di continuare a lavorare insieme ai partner, di coinvolgere gli agricoltori per far diventare le buone prassi di economia circolare emerse una modalità comune e diffusa».

«Il progetto – ha aggiunto il professor Alessandro Vivaldi, docente presso il DISSPA – ci ha consentito di realizzare una piattaforma hardware e software che ha permesso agli agricoltori di riutilizzare in maniera sostenibile le acque reflue affinate del depuratore di Gallipoli. Grazie al software gli agricoltori sono riusciti a risparmiare in fertilizzanti di sintesi e hanno conseguito dei benefici non solo dal punto di vista agronomico, ma anche da un punto di vista economico. Per l’ulivo ad esempio abbiamo ottenuto un risparmio dal 15 al 30% di azoto, fino al 15% di fosforo e fino al 45% di potassio». Dopo aver condotto la sperimentazione su ulivi e melograni nel territorio del Salento, l’obiettivo adesso è quello di estenderla su scala regionale, anche grazie alla pianificazione dell’acquedotto di aumentare gli impianti di affinamento su tutta la Puglia.

«Il recupero dei reflui – ha sottolineato Alessandro Delli Noci, assessore allo Sviluppo economico della Regione Puglia – è un pezzo della soluzione del problema. Stiamo strutturando un progetto strategico che deve essere primario e complementare a queste iniziative. Mi riferisco in particolare all’iniziativa della condotta idrica di collegamento con l’Albania che disperde in mare un grande quantità di acqua proveniente dai suoi monti. Una volta recuperata questa risorsa, rimane il tema dell’industrializzazione sul nostro territorio che oggi è frammentato e che forse solo una facoltà come quella che ci ospita oggi può aiutarci a risolvere. Siamo la Regione italiana con il maggior numero di imprese agricole, ma con il minor numero di imprese agritech. C’è un divario enorme su cui il lato scientifico e tecnologico può fare la differenza, così come, in altre parti d’Italia, l’hanno fatta le aggregazioni e i sistemi cooperativistici».

Aspetti tecnici: come funziona RIUBSAL

Alla base del progetto vi è un sistema avanzato di trattamento delle acque reflue urbane, progettato per garantire standard di qualità elevati e sicuri per l’uso agricolo. Le acque reflue, provenienti da impianti di depurazione, vengono sottoposte a un processo di affinamento che prevede:

  1. Filtrazione avanzata, per eliminare microinquinanti e particelle sospese;
  2. Trattamenti di disinfezione, che garantiscono l’assenza di patogeni;
  3. Monitoraggio continuo, per assicurare il rispetto dei parametri normativi.

Il sistema RIUBSAL si avvale di una combinazione di strumenti hardware e software progettati per ottimizzare l’efficienza e il controllo del processo. Tra questi:

  • Sensori IoT (Internet of Things) per il monitoraggio in tempo reale della qualità delle acque trattate, inclusi parametri come pH, conducibilità e presenza di contaminanti;
  • Pannelli di controllo automatico per gestire e regolare i flussi d’acqua nelle diverse fasi di trattamento e distribuzione;
  • Software di analisi dati, che utilizza algoritmi avanzati per prevedere e prevenire anomalie nel processo di affinamento;
  • Sistemi di geolocalizzazione integrati per monitorare l’erogazione dell’acqua nei diversi appezzamenti agricoli, garantendo una distribuzione ottimale e mirata.

Queste soluzioni consentono una gestione precisa e sostenibile delle risorse idriche, riducendo gli sprechi e massimizzando i benefici agronomici.

Le acque così trattate vengono poi distribuite agli areali agricoli, in questa fase sperimentale con particolare attenzione alle zone colpite dalla Xylella, dove il reimpianto di specie resistenti al batterio richiede un’irrigazione adeguata e sostenibile.

I benefici di RIUBSAL e le ricadute

RIUBSAL si fonda sui principi dell’economia circolare, promuovendo il riutilizzo di una risorsa preziosa come l’acqua e riducendo al contempo lo stress idrico sul territorio.

I benefici includono:

  • Una significativa riduzione del prelievo di acqua da falde e invasi, con effetti positivi sulla conservazione degli ecosistemi locali;
  • Il supporto alle attività agricole, garantendo un apporto idrico costante e di qualità;
  • La diminuzione dei costi di smaltimento delle acque reflue, con vantaggi economici per le comunità locali.

La fase di sperimentazione del progetto è stata avviata nella zona di Gallipoli, un’area pilota caratterizzata dalla presenza di oliveti colpiti dalla Xylella. Qui, le acque reflue affinate sono state utilizzate per l’irrigazione di nuove coltivazioni resistenti al batterio, dimostrando l’efficacia del sistema sia dal punto di vista agronomico che ambientale.

RIUBSAL però non è solo una risposta locale a una crisi ambientale e agronomica, ma una visione per il futuro. Le tecnologie e i protocolli sviluppati possono essere replicati in altre aree mediterranee afflitte da scarsità idrica, fino a promuovere un utilizzo efficiente delle risorse idriche anche in contesti diversi.


Articolo ibrido frutto dell’AI, ma revisionato da un essere umano.(scopri di più)
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