E-Mail: [email protected]
- 114 milioni di euro stanziati dal Pnrr per migliorare le condizioni di vita, ma ancora bloccati da quasi tre anni.
- Circa 7.000 braccianti vivono in condizioni disumane in insediamenti abusivi.
- Il 30% della produzione di pomodori italiani proviene dalla Capitanata, nonostante le difficili condizioni di lavoro.
La Capitanata, una delle regioni più produttive dell’agricoltura italiana, è al centro di una crisi umanitaria e sociale che coinvolge migliaia di braccianti agricoli. Questi lavoratori, molti dei quali migranti, vivono in condizioni precarie all’interno di insediamenti abusivi, noti come “ghetti”, che si trovano principalmente nelle aree di Borgo Mezzanone e Torretta Antonacci. Nonostante i 114 milioni di euro stanziati dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) per migliorare le condizioni di vita di questi lavoratori, i fondi rimangono bloccati da quasi tre anni. Questa situazione perpetua un ciclo di sfruttamento e marginalità, con circa 7.000 braccianti che vivono in condizioni disumane. Gli insediamenti, privi di servizi essenziali come acqua corrente e igiene adeguata, sono teatro di tragedie ricorrenti. Nel 2017, un incendio a Torretta Antonacci ha causato la morte di due braccianti maliani, mentre nel 2023, un giovane maliano è stato investito mortalmente mentre tornava al ghetto di Borgo Mezzanone.
Il Fallimento della Burocrazia e le Conseguenze Sociali
Stando all’opinione dell’Unione Sindacale di Base (Usb), la difficoltà non sta solo nella lentezza delle procedure amministrative, ma anche in un difetto nei criteri di allocazione dei fondi. Con i 27 milioni stanziati per Torretta Antonacci, si potrebbero costruire strutture di lusso, ma la maggior parte dei braccianti ha documenti scaduti o irregolari, rendendo inaccessibili i nuovi alloggi a chi ne ha più bisogno. La revoca del permesso di soggiorno legato alla protezione speciale ha aggravato ulteriormente la situazione, costringendo molti lavoratori a una posizione giuridicamente incerta e priva di riferimenti sicuri. La Capitanata, che da sola produce oltre il 30% dei pomodori italiani, è diventata un emblema di un sistema agroalimentare fondato sulla sottomissione e la marginalizzazione. La mancata attivazione del fondo Pnrr non solo perpetua condizioni disumane, ma rafforza il controllo dei caporali, allontanando di fatto la possibilità di riscatto per i braccianti agricoli.
- Un passo avanti per la giustizia sociale in Capitanata... 🌿...
- Un'altra dimostrazione di fallimento burocratico totale... 😡...
- L'autogestione agricola come soluzione impensata... 🤔...
Iniziative di Autogestione e Resistenza
A seguito della situazione pressante, i braccianti situati a Torretta Antonacci hanno intrapreso delle misure rivoluzionarie basate sull’autogestione. Dotati sia di zappe che di trattori, hanno occupato estesi appezzamenti trascurati, effettuandone una pulizia accurata al fine di rivendicarne la gestione indipendente per ottenere una condizione lavorativa rispettabile ed esente dall’influenza del caporalato. Ispirandosi alle antiche battaglie agricole del Novecento, questo gesto intende risvegliare le potenzialità inespresse dei territori lasciati al declino. Tale iniziativa ha ricevuto il sostegno attivo dell’Unione Sindacale di Base, che mette in luce quanto sia fondamentale destinare le terre pubbliche in stato d’abbandono ai braccianti per fornire loro un flusso economico certo. Sono state inviate richieste urgenti alla Regione Puglia affinché renda possibile l’assegnazione formale dei terreni e consenta l’integrazione nella rete irrigua necessaria all’avvio delle coltivazioni ortofrutticole. Tuttavia, senza documenti italiani questi lavoratori rimangono vulnerabili ed eternamente sfruttati.
Prospettive Future e Riflessioni
L’avvenire dei quartieri irregolari in Capitanata resta nebuloso; tuttavia, alcune iniziative lasciano spazio alla speranza. Il governo centrale insieme ai primi cittadini della zona foggiana ha concepito un piano teso a smantellare questi ghetti entro il termine di 18 mesi senza trasformarli in villaggi temporanei costituiti da container, bensì puntando su veri alloggi abbinati a progetti di inclusione sociale. Tuttavia, l’esiguo margine temporale si accompagna alle inevitabili complessità burocratiche ancora presenti. Le amministrazioni comunali auspicano una rapida revisione e ratifica dei Piani di Azione Locale insieme a una più incisiva operatività da parte del commissario straordinario incaricato. Essenziale diventa la sinergia fra enti territoriali locali e organismi socio-economici nell’affrontare lo sfruttamento della manodopera agricola nonché le criticità dell’abusivismo abitativo.
All’interno dello scenario agricolo emerge cruciale la comprensione della rotazione delle colture, tecnica agronomica che preserva ed esalta la vitalità del terreno mentre riduce sensibilmente il ricorso ai concimi artificiali. Quest’ultima risulta particolarmente attinente alle regioni agricole come quella della Capitanata laddove perseguire modalità sostenibili rappresenta una colonna portante per delineare il futuro dell’intero settore produttivo primario. Una nozione progressiva risiede nell’adozione dei sistemi di irrigazione a goccia, tecnologie capaci di sfruttare al meglio le risorse idriche disponibili, particolarmente vitali in zone caratterizzate da scarsa disponibilità d’acqua. Tale approccio induce a considerare quanto sia cruciale sviluppare un’agricoltura sostenibile che rispetti non solo il pianeta ma anche promuova la dignità e i diritti dei lavoratori, veri protagonisti di questa attività vitale.