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- La stabulazione permanente e meccanizzazione dell'allevamento hanno ridotto la biodiversità.
- Nel 2024 quasi un miliardo di persone sono malnutrite, mentre un terzo del cibo prodotto viene sprecato.
- Solo il 10% degli italiani segue la dieta mediterranea, con conseguenze negative per la salute e l'ambiente.
La zootecnia, intesa come la scienza dello sfruttamento degli animali, ha radicalmente trasformato l’allevamento in un’industria meccanizzata. Questo approccio ha portato all’incremento della meccanizzazione e alla stabulazione permanente degli animali, con una selezione genetica che mira all’omogeneità, in netto contrasto con la biodiversità. L’adozione di criteri di economia di scala ha separato l’attività agricola dall’allevamento, costringendo i contadini ad acquistare fertilizzanti per i terreni e gli allevatori a comprare mangimi e fieno per gli animali.
La cultura riduzionista del Novecento ha ulteriormente separato agricoltura e allevamento durante la “rivoluzione verde” degli anni Sessanta, che prometteva di incrementare la produzione per sconfiggere la fame. Tuttavia, oggi, nel 2024, quasi un miliardo di persone è malnutrito, mentre un terzo del cibo prodotto viene sprecato. Questo spreco potrebbe sfamare quattro volte le persone che non hanno accesso regolare al cibo, dimostrando che la fame è causata dalla povertà e non dalla scarsità alimentare.
La produzione alimentare eccedentaria non è servita a sfamare i popoli, ma a speculare sul cibo nei mercati azionari internazionali. Questo ha portato i piccoli allevatori a competere con produzioni industriali enormi, offrendo carne, latte e uova a prezzi bassissimi, con costi “nascosti” che ricadono sulla collettività in termini ambientali, igienico-sanitari, sociali, culturali ed etici.
Il Dibattito su “Food For Profit” e le Condizioni degli Allevamenti Intensivi
Il dibattito su “Food For Profit” ha visto la partecipazione di figure di rilievo come Giulia Innocenzi, Barbara Nappini, Riccardo Luna e Kelly Russell Catella. La proiezione del docufilm, spostata alla Fondazione Riccardo Catella di Milano, ha messo in luce le condizioni degli allevamenti intensivi e gli intrecci tra questi, i finanziamenti e le norme europee.
Giulia Innocenzi, giornalista e regista del documentario, ha sottolineato come gli italiani stiano abbandonando la dieta mediterranea, con un consumo di carne che oggi è triplo rispetto a quello dei nostri nonni. Solo il 10% della popolazione italiana segue la dieta mediterranea, che prevede un consumo basso di carne rispetto a frutta, verdura e cereali integrali. Questo aumento del consumo di carne ha pesanti conseguenze, sia per la salute umana che per l’ambiente.
Il documentario “Food for Profit” evidenzia le pessime condizioni igienico-sanitarie in molti allevamenti intensivi, dove animali e lavoratori vivono in situazioni precarie. I governi europei sono al corrente delle possibili irregolarità nel settore, ma manca la volontà politica di affrontare il problema, poiché il cibo a basso costo è appetibile per tutti.
Il Docufilm “Food for Profit” e la Politica Agricola Comune
Il docufilm “Food for Profit” ha fatto il giro dell’Italia, approdando anche a Reggio Calabria, e ha registrato sold out in molti cinema. Il documentario, trasmesso in anteprima dal programma “Report” di Rai Tre, mostra come gli interessi delle grandi lobby dell’industria zootecnica prevalgano sulla trasparenza delle istituzioni democratiche europee.
La LAV (Lega Anti Vivisezione) ha supportato la realizzazione del progetto, coordinando attività d’inchiesta negli allevamenti e contribuendo alla diffusione del documentario. Lorenza Bianchi, responsabile dell’area Transizione Alimentare della LAV, ha sottolineato come la Politica Agricola Comune (PAC) destini quasi 400 miliardi di euro in 5 anni, con il 40% del budget comunitario che finisce nella PAC.
La LAV porta avanti campagne e azioni legali per cambiare le condizioni degli animali sfruttati dall’industria zootecnica, evidenziando dati preoccupanti come i 630 milioni di animali terrestri macellati in Italia ogni anno e le condizioni di sfruttamento negli allevamenti e nei macelli.
Bullet Executive Summary
In conclusione, il dibattito su “Food For Profit” e le condizioni degli allevamenti intensivi solleva questioni cruciali per il futuro dell’agricoltura e dell’allevamento. La separazione tra agricoltura e allevamento, l’aumento del consumo di carne e le pessime condizioni igienico-sanitarie negli allevamenti intensivi richiedono una riflessione urgente su questo modello alimentare e di allevamento.
Nozione base di agricoltura: La rotazione delle colture è una pratica agricola che consiste nell’alternare diverse colture sullo stesso terreno per migliorare la fertilità del suolo e ridurre l’incidenza di parassiti e malattie.
Nozione avanzata di agricoltura: L’agroecologia è un approccio sostenibile che integra principi ecologici nella gestione agricola, promuovendo la biodiversità, l’uso efficiente delle risorse e la resilienza degli ecosistemi agricoli.
La riflessione personale che possiamo trarre da questo articolo è che il nostro modello alimentare e di allevamento ha un impatto significativo non solo sulla nostra salute, ma anche sull’ambiente e sulla società. È fondamentale considerare scelte più sostenibili e responsabili per il futuro, sia a livello individuale che collettivo.